Palazzo Regina è stato voluto e costruito da Regina Marchesini Dal Cin per dar espressione al suo talento e offrire cure mediche e ospitalità a chi veniva da lontano.
Regina,”dotata dalla Provvidenza di doni specialissimi da destare interesse all’Italia e all’Europa”, fu l’espressione della bellezza d’animo dell’essere umano, capace di prendersi cura dell’altro e di occuparsi in modo misericordioso di esseri umani. Attraverso le sue opere la sua fama crebbe e mentre le gazzette d’Italia le dedicavano le testate dei periodici scientifici, i giornali d’Europa sprecavano parole, talvolta di sostegno altre di accusa, aprendo dibattiti tra fede e scienza e mettendo a confronto le opinioni di noti medici e illustri professori. Una cosa fu certa: nessuno mai, prima di lei, era stato in grado di portare piena guarigione ad anche lussate dalla nascita, tanto che un’enciclopedia medica americana la annovera come la più grande osteapata dell’ottocento.
Così scriveva di lei il professor Angelo Maria Arboit di Udine nel 1871:
“Da molti anni esercitava l’arte dell’acconciaossa e qualche volta, con grande circospezione e segreto, riduceva anche al naturale ricetto i femori lussati; ma di questa “enormità”, come la chiamerebbe un medico di Treviso, non si doveva parlare, pena la carcere. Così se qualcuno si slogava un piede, se si rompeva una gamba, se gli si ritiravano i muscoli, o se gli succedeva qualche spostamento di nervi, ricorreva tosto a Regina, che sempre lesta e benefica riponeva tutto a suo luogo. Ella era proprio l’acconcia-ossi universale dei dintorni, e tutti la benedivano, benché la lasciassero nell’oscurità.
Un giorno, non si sa come, si sparse la voce che Regina Dal Cin, aveva raddrizzato degli zoppi, e il mondo chirurgico cominciò ad allarmarsi e a negarlo.
Ella fu chiamata a Venezia, perché facesse delle riduzioni di femori, che s’erano ribellati alla natura. L’empirica effettuò le operazioni richieste con la massima facilità, senza neppure dubitare che fossero, non che proscritte dalla scienza, ma neppure di qualche importanza.
Nulladimeno l’una e l’altra di queste cose era vera; giacché l’arte chirurgica (basata sul falso principio patologico che la cavità cotiloidea priva del suo osso dovesse essere perfettamente otturata), aveva sin qui ritenuta e dichiarata impossibile la forzata riposizione del capo delle ossa lussate; e le riduzioni da lei fatte avevano un’importanza unica nella storia della chirurgia. E in vero? Con quale diritto e con quali diploma si permetteva questa donnicciola, sfornita “d’ogni virtù che dal saper deriva” di sconvolgere i dettami della scienza, e far delle guarigioni contrarie alle più note teorie?“ (Tratto da "Le meraviglie di Anzano" di A. Arboit - 1871)
La Regina di Anzano (come fu presto battezzata) con le sue miracolose guarigioni portò notorietà al piccolo paese in cui abitava, tanto che Francesco Prudenzano scrisse su “Il Cittadino Leccese” del 17 agosto 1871, che per mezzo di Regina Dal Cin, la piccola Anzano e la vicina Vittorio Veneto divennero celebri come Montecatini, Baden e Vichy.
E mentre la mia storia mi consegnava a questo paese e a questa casa, io non ho potuto ignorare ciò che è stato prima di me. E così, permeata da una forza d’altro tempo che mi ha sostenuto nonostante le avversità incontrate, mi sono adoperata intensamente per riportare alla luce la sua memoria e ripristinando l’ingresso principale di Palazzo Regina che per anni è rimasto ostruito da una frana, dando così vita alla magia della trasformazione e del rinnovamento.
Credo che il passato debba essere onorato e rispettato, che le macerie possano essere trasformate in nuovi templi di pace, che sia tempo di onorare la memoria degli antenati che hanno reso servizio con opere di bene alla comunità.
In sintonia con il passato, questa casa è ora un luogo accogliente e rilassante che, col calore del suo focolare, favorisce l’incontro e la fioritura umana.
Sostenuta da una filosofia olistica che considera ciascun essere vivente come un’unità-totalità, Casa Regina è un focolare sacro, una piccola luce che rischiara il buio della notte e riscalda, promuovendo la crescita umana e favorendo il ben-vivere. Qui, Accoglienza e Gentilezza pervadono questa casa “sospesa nel tempo”, sorta a metà ottocento come luogo dedicato alla cura, promuovendo, in continuità con il passato, il ben-essere e l’esplorazione di sé.
Il mondo ha bisogno di Bellezza, di intuizione, di fede, di confidare nella storia meravigliosa di esseri umani speciali come Regina, la donna del popolo, abitante del piccolo paese di Anzano, che a metà ottocento sfidò la scienza ed approdò in America, destando l’interesse del mondo. Chiamiamola fede oppure miracolo, ma abbiamo bisogno di godere della Bellezza di cui l’essere umano, oltre le sue ombre e fragilità, sa vedere e realizzare.
E qui si assapora la cura e la dedizione per ogni gesto compiuto, si respira l’amore per la terra e la sacra natura, si coltiva l’introspezione e il rispetto per l’altro.
Ci servono luoghi di pace in cui poter ascoltare il silenzio e udire il pulsare della terra. Ci occorrono luoghi di pace per distinguere che vi è una connessione tra ogni cosa e ogni essere, per assaporare l’intima fusione con la natura e la comunione tra tutti gli esseri umani. Ci servono cuori capaci di realizzare, per sé e per gli altri, luoghi di benessere e di serenità, di dar vita a oasi di pace in cui accogliere Armonia e Bellezza e, con la leggerezza di una carezza, estenderle al mondo.
E questo è il piccolo ma caldo lume della mia lanterna che tiene vivo il sacro fuoco di Casa Regina.